Sonnamboli o zombie?

C’è stata, nelle scorse settimane, la pubblicazione di uno studio del Censis che, colpevolmente, è rimasto ai margini dell’attenzione dei media, forse troppo presi da altri temi più catching e legati a nefasti fatti di cronaca ahinoi fin troppo frequenti (anche se a guardar bene qualcosa per farne un “titolone” si trova sempre…). Pur avendo certamente l’obbligo di raccontare l’oggi in tutte le sue sfaccettature politiche, sociali ed economiche, dovere dell’informazione è anche affrontare temi di medio-lungo periodo, ovvero legati alle possibili derive di situazioni ed atteggiamenti che caratterizzano il nostro quotidiano. E torniamo così allo studio di cui sopra. Cosa dice? Che la maggior parte degli italiani (sic!) soffre di “sonnambulismo diffuso”: un “sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali, di lungo periodo, dagli effetti potenzialmente funesti”. In parole povere, il nostro Paese attualmente si compone di una maggioranza che, dinanzi alla necessità di pensare al futuro (proprio o collettivo), preferisce “dormire ad occhi aperti”, col risultato che il non decidere diventa essa stessa decisione, da cui non può sicuramente nascere nulla di buono. Gli scienziati ci descrivono come pervasi da una “condizione diffusa di passività, rassegnazione e impotenza”, e a mio parere credo che meglio non avrebbero potuto fotografare l’attualità di un popolo con la testa costantemente fissa su uno schermo (di smartphone, consolle o pc), con enormi difficoltà di concentrazione e con una sempre più crescente analfebetizzazione funzionale (leggo un testo ma non ne capisco il significato).

Sono mesi, se non anni, che osservo questo declino, di persone (prima la Gen Z, poi i Millenials e infine i Boomers) che a causa di un completo assorbimento delle loro giornate tra social, giochi online e serie tv, hanno sviluppato un’assenza dal mondo reale che non poteva essere meglio descritta dall’immagine del sonnambulo. Quante volte ci siamo trovati davanti una persona che, benché ci stesse guardando fisso negli occhi, aveva tutta l’aria di star percependo ben poco di quanto in discussione e che in realtà pareva immersa in tutt’altri pensieri. Se vi è accaduto (e sfido che non sia successo), saprete bene anche che il gesto immediatamente successivo del nostro interlocutore è quasi sempre quello di riprendere in mano il cellulare, spesso senza neanche saper bene cosa fare ma oramai solamente per una vera e propria dipendenza, difficilissima da smussare.

Il Censis conclude che il 2050 sarà l’anno “del non ritorno”, ovvero quello in cui gli effetti di questo sonnambulismo saranno oramai irreversibili e catastrofici, ed i parallelismi letterari a tale riguardo, vedi i romanzi di Hermann Broch, potrebbero far pensare all’avvento di governi autoritari, guerre e totalitarismi. Sono esagerazioni ed è un allarmismo ingiustificato? Forse sì, sebbene il dato più preoccupante non riguarda la possibilità che ritornino in auge regimi autocratici ma il fatto che, continuando ad aumentare il numero di questi walking dead all’italiana, potremmo di fatto finire per non accorgercene nemmeno, continuando a scrollare ipnotizzati con espressioni alla “Eyes wide shut”.


Lascia un commento